Passo passo… verso un abitare generativo

Passo passo… verso un abitare generativo

di Matteo Sana

La Cooperativa Namasté ha da sempre sviluppato progetti relativi al tema dell’abitare per persone in condizioni di vulnerabilità, in particolare persone anziane, con disabilità e leggera psichiatria. Negli ultimi anni ha riorientato la propria visione partendo dalla consapevolezza che la qualità della vita nei contesti abitativi è una questione che riguarda tutti, e quindi anche le persone con vulnerabilità. L’incontro con E’.one abitare generativo ha permesso alla Cooperativa Namasté di approfondire la visione e di cominciare a tradurla concretamente.

Da circa un anno E’.one abitare generativo e la Cooperativa sociale Namasté hanno maturato il desiderio di dar vita ad un progetto abitativo che avesse al centro della propria visione la relazione e la comunità.

Siamo partiti dalla consapevolezza che i modelli abitativi che si sono sviluppati negli ultimi quarant’anni, in primis gli appartamenti nei condomini e le villette a schiera, ci hanno portato sempre più ad isolarci dentro “quattro mura” dando maggior valore alla bellezza estetica, ad un’apparente comodità funzionale, al mito della proprietà in quanto “possesso”, all’innovazione tecnologica, non rendendoci conto che al contempo si stavano realizzando degli ambienti potenzialmente implosivi, in quanto immuni alla relazione con l’Altro.

Abbiamo ritenuto necessario ripensare e ridisegnare i luoghi abitativi partendo dalle persone e dalle famiglie e provando a riconnettere le dimensioni abitative, di cura, educative, lavorative, culturali in modo da nutrire e accompagnare la persona, tenendo conto delle sue dimensioni relazionali, spirituali e di fragilità.

Il Villaggio degli Sposi, a Bergamo, è il quartiere della città in cui verrà concretizzato questo desiderio. La Cooperativa Namasté, proprietaria di un’area di circa 11.800 mq, ed E’one hanno dato vita alla Cooperativa Abitare Condividere, soggetto promotore che si occuperà dell’iniziativa. L’area su cui è previsto il progetto abitativo in edilizia convenzionata, con la delibera dello scorso marzo, è stata inserita nel Piano Pluriennale di Attuazione.

Come abbiamo immaginato questo luogo abitativo?

Ciascuno di noi ha un “dentro”, la nostra parte interiore, ed un “fuori”, la dimensione relazionale, che sono in continuo dialogo e che alimentano la nostra esistenza. Analogamente il luogo abitativo pensiamo debba rispecchiare il dialogo tra il “dentro” e il “fuori”, tra la singola unità abitativa e gli spazi comuni e il quartiere in cui ha luogo l’abitato.

Ci siamo immaginati un complesso di 56 unità residenziali collocate in una struttura edilizia a corte in modo che la piazzetta favorisca l’incontro tra le persone, oltre ad un ampio parco. Sono previsti circa 550 mq di spazi comuni coperti a disposizione degli abitanti per la realizzazione delle attività comunitarie e di progetti e/o servizi in grado di andare incontro ai bisogni degli abitanti stessi. A titolo esemplificativo sono stati ipotizzati un grande living-room per l’organizzazione di eventi, una cucina di comunità, uno spazio gioco per bambini, una lavanderia e stireria comune, un deposito per gli acquisti collettivi, un ambulatorio medico infermieristico, uno spazio per favorire il co-working.

Gli spazi comuni vogliono rappresentare anche il “ponte” verso “il fuori”, verso il quartiere del Villaggio degli Sposi e quindi devono rappresentare un’opportunità e un punto di incontro anche per chi vive il quartiere e nel quartiere. E’ importante che i luoghi abitativi in cui far generare la dimensione comunitaria siano luoghi aperti al contesto, al quartiere in cui sono insediati, perché questo permette di tenere viva la dimensione comunitaria.

Un altro carattere distintivo del progetto, in un’ottica generativa, è la capacità di accogliere e accompagnare chi si trova in condizioni di vulnerabilità e di maggior bisogno. Per questo all’interno del complesso abitativo è previsto un sistema di accoglienza gestito direttamente dalla Cooperativa Namasté e che consiste: da un lato in case che accoglieranno persone anziane con annesse camere per studenti universitari, che pur avendo spazi personalizzati coabiteranno in alcuni momenti con le persone anziane al fine di generare legami e azioni di cura reciproci; dall’altro lato in case che ospiteranno persone in stato di vulnerabilità anche in un’ottica di transitorietà (padri/madri separati, persone con disabilità,…).

L’aspetto saliente del progetto sono dunque le persone, le famiglie, gli abitanti, la loro capacità di condividere tempi e spazi, di sentirsi protagonisti nella costruzione di un proprio futuro dentro un luogo dell’abitare, di essere disponibili ad ascoltarsi per generare una comunità in grado di accogliersi e di accogliere ciò che proviene da “fuori”, una comunità in grado di sentirsi anche un soggetto attivo dentro la vita di un quartiere e di una città come Bergamo.

Per questo motivo la Cooperativa Abitare Condividere garantirà un adeguato percorso di attivazione e di accompagnamento degli abitanti nel loro divenire comunità. Un processo di attivazione iniziale che ha lo scopo di facilitare l’incontro, la relazione e la condivisione tra gli abitanti al fine di percepirsi oltre che singole persone anche come comunità; un percorso di accompagnamento, per i primi anni, che ha lo scopo di consolidare il sistema di relazioni umane, di inclusione sociale e di prossimità rispetto al quartiere e al territorio anche attraverso l’avvio di percorsi, progetti e servizi condivisi.

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